IL SOGNO
Nella cameretta c’era ancora il suo lettino, spinto in un angolo una patina di polvere lo copriva appena. Saul, il fratello maggiore, andava a dormire presto la sera quando il crepuscolo colorava le pareti di un rosso/arancione e i vetri della finestra esaltavano la potenza del tramonto.
Era a letto, credeva di avere posato il libro e invece se lo ritrovò tra le mani, si voltò verso la finestra e vide che era giorno. “Impossibile”, pensò, “sono convinto di essermi coricato ora…” D’un tratto sentì la voce della madre che lo chiamava dal piano di sotto: “Saul scendi ! Sai che giorno è oggi… Noi stiamo andando a trovare tuo fratello vieni con noi o ci raggiungi dopo?” “Dopo, dopo” rispose Saul. Era abituato ad andare da solo da Anif , morto qualche anno prima e sepolto nel cimitero della città in un angolo appartato discosto dagli altri defunti.
Il cancello del cimitero era lì, proprio davanti a lui, come se si fosse materializzato approfittando di una distrazione momentanea. “Che mi succede!” disse Saul, quasi spaventato.
ANIF : Proprio nulla Saul, mi riconosci ?
SAUL : Riconosco la tua voce ma… non posso credere che sia tu a parlare.
Rispose con il cuore in tumulto, preso da forte agitazione…
ANIF : Càlmati…sono io tuo fratello, non mi puoi vedere ma, avvicinati…vieni non avere paura.
Saul si avvicinò circospetto, guardò la lapide soffermandosi sulla foto del fratello. La paura era svanita. Non c’erano fiori freschi, forse la madre non era ancora passata.
SAUL : Mi rifiuto di credere… non può essere vero. Sei morto non puoi parlare!
Dopo questa frase cominciò a singhiozzare e a piangere.
ANIF : Non piangere, ti prego. Lo hai fatto abbastanza in questi anni insieme alla mamma e al babbo, ora basta…
SAUL : Ma come posso, eri così giovane… Mi hai lasciato solo…
ANIF : Solo? Niente affatto…Ascolta, apri bene le orecchie…La morte non è niente. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora. Quando parli di me non assumere un’aria solenne o triste, non cambiare tono di voce. Continua ha ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami ! Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima. Vedi Saul, la nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza. Io sono in voi e con voi rimarrò sempre…Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami : il tuo sorriso è la mia pace.
Saul fu percorso da un brivido, un tremore lo scosse poi…
SAUL : Dimmi Anif che cosa c’è di là, dove sei ?
ANIF : Se tu conoscessi il mistero del cielo dove ora vivo; se tu potessi vedere e sentire quello che io vedo e sento in questi orizzonti sterminati e in questa luce che tutto investe e penetra, tu non piangeresti più. Qui si è ormai assorbiti dall’incanto di Dio e dai riflessi della sua sconfinata bellezza. Le cose di un tempo, quanto piccole ed effimere al confronto.
Saul non avere paura, dillo anche alla mamma e al babbo, io sono immerso in una tenerezza che non ho mai conosciuto. Non c’è motivo di aver paura…La tua vita andrà avanti, ci saranno difficoltà, ma non ti abbattere. Nelle tue battaglie, nei tuoi momenti di sconforto e di stanchezza, pensa a questa meravigliosa casa, dove non esiste la morte ma solo amore e felicità.
Saul ebbe la sensazione di essere spostato dal vento…Fece per appoggiarsi al tronco resinoso di un pino, quando un trillo acuto lo risucchiò e si ritrovò nella sua cameretta, sprofondato nel letto. La sveglia segnava le sette in punto, doveva andare a scuola. Si rese conto di aver sognato solo dopo diversi minuti.
La madre lo chiamò: “La colazione è pronta Saul, scendi”. Si lavò la faccia e con passo misurato scese.