La ricchezza dell’invisibile
“Gli ho chiesto di quei tempi, quando ancora eravamo così giovani, ingenui, impetuosi, sciocchi, sprovveduti. È rimasto qualcosa tranne la giovinezza – mi ha risposto”. (Il cerchio raccolta “Il tempo invecchia in fretta“). Un attacco magnifico rivela la sapienza narratologica di Antonio Tabucchi. La ricchezza dell’invisibile attiene alla bellezza dell’arte, a quel nutrimento fatto di pensieri, immagini, versi, la nobiltà dei suoni, altezze della mente. Gli eterni, come li chiamava il filosofo Emanuele Severino, si nascondono alla nostra vista ma ci sono. L’invisibilità materiale non ha nulla a che fare con la presenza reale. La bellezza di contraddire quel flusso che vede la nascita come qualcosa che esce dal nulla e la morte come qualcosa che ci riproietta nel nulla. Sulla base dell’asserto che “Il nulla” non può generare gli enti, l’ente o essente deve avere una causa primigenia.