La cieca visitatrice

 LA CIECA VISITATRICE (paesaggi dell’anima)

 

 

 

La visitatrice silenziosa ha ghermito una giovane anima. Una ragazza bellissima improvvisamente è morta, lacerando il cuore dei genitori, dei nonni, della famiglia intera, di tutti coloro i quali la conoscevano e di chi, come me, l’ha soltanto sfiorata. Lei ne era ignara ma l’osservavo: guardavo i suoi capelli muoversi qua e la, assecondando le inclinazioni del capo, i suoi occhi cerulei, splendenti come diamanti attraversati dalla luce, la sua persona così nobile e la figura apollinea, slanciata come una silfide mi colpirono un giorno d’estate. Pensare che quella creatura, quel capolavoro della natura non esista più, è sconvolgente, è come se una ferita colasse con un lungo murmure e mi toccassi invano, senza trovarla. E’ vissuta solo diciotto anni e i suoi occhi non vedranno più la luce di questo mondo, il solo che conosciamo con i suoi dolori e le sue immense gioie, non saluterà mai più i suoi genitori prima di andare a scuola, e i suoi amici non vedranno mai più il volto giocondo, radioso, il profumo della sua persona potrà essere solo sognato. Le sue mani e la bocca, mai più sfioreranno persone, oggetti. Menandro in uno slancio consolatorio affermò: “muor giovane colui che al cielo è caro”.

Come può la morte non vedere, agire ciecamente scuotendo la sua falce. L’amore vince la morte, questo l’annuncio cristiano, questa la speranza proclamata dalla prima lettera di Giovanni. Se è vero che la morte è capace di privarci del dono della vita, è altrettanto vero che nulla può davanti all’amore, che restituisce a nuova vita gli estinti. Quando il pensiero che rivolgiamo alla persona cara, produce in noi un soprassalto d’amore, è la sua essenza che possediamo, vive dentro di noi, in uno spazio interiore che è un’isola d’amore e di bellezza. La sua presenza è nelle nostre fibre, i nostri gesti sono i suoi, le nostre parole sono quelle che avrebbe pronunciato lei. Come una goccia d’acqua si disperde nel vino, anche la persona da noi profondamente amata si fonde con la nostra anima.

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Che tu sia il vento carezzevole tra i miei capelli

Che tu sia l’inafferrabile sabbia tra le dita

Che tu sia il senso del mio vivere, il mio tutto.

 GLI ANIMALI

Al mondo degli animali dovremmo guardare con maggiore attenzione.

Lo sguardo superficiale dell’uomo si posa impietosamente su ogni cosa, e cosi non riusciamo a cogliere il respiro della vita in ogni elemento naturale che palpita accanto a noi. Tuttavia vorrei soffermare l’attenzione su un’insegnamento che devo al mondo animale: oltre alla lealtà e alla convivenza, gli animali ci indicano la strada per vivere il presente ed essere soddisfatti di quello che la giornata ci riserva.

Gli animali non temono la morte ma il pericolo, non la temono perché non sanno di dover morire, la vedono attorno a loro e la accettano come evento naturale, come naturale è la nascita. Eppure c’è stato un periodo della nostra storia in cui siamo stati capaci di avvicinarci al mondo animale, questo è avvenuto nelle società arcaiche, dove la morte veniva percepita nella forma in cui si manifestava: un corpo immobile, di una immobilità assoluta, scultorea, l’assenza di respiro, la sospensione dell’esistenza.

I formidabili progressi compiuti in campo medico, sebbene insperati, hanno stravolto la prospettiva dell’uomo moderno, il quale vede la morte come uno spauracchio capace di condizionare la vita stessa. Oggi tentiamo con ogni mezzo di allontanare l’ora ultima, come se non fosse parte dell’ esistenza. Non si da vita senza la morte, la quale è il suo presupposto, sono due eventi che si rincorrono dalla notte dei tempi ;

vive bene la vita chi accetta la morte, proprio come gli animali che non gettano lo sguardo oltre la giornata.

La nostra Paura è figlia della ragione, del logos che solo noi possediamo.

Paradossalmente è proprio l’ elemento che ci contraddistingue ha ingenerare il timore atavico della morte, l’ultimo, quello più grande.

 

Pubblicato da amicoproust

Giuseppe Cetorelli nasce a Roma il 10-07-1982. Compie studi tecnici e musicali. Si laurea in filosofia nel 2007 e consegue il diploma di sax in conservatorio. Appassionato di letteratura e filosofia, scrive racconti, testi per il teatro e recensioni musicali. Autore della raccolta di racconti "Camminando fra gli uomini" ha poi pubblicato un racconto in un volume collettaneo: "Il reduce" - Selenophilia (ukizero) edito da Alter Erebus. È fondatore e amministratore del blog letterario e filosofico www.amicoproust.altervista.org. È redattore del portale di attualità, informazione e cultura ukizero.com ed elzevirista de ilquorum.it. Ha rilasciato un'intervista ai redattori di occhioche.it, quotidiano online. È presente nel catalogo della rivista "Poeti e Poesia" con il racconto "Il Restauratore". È stato presidente e vicepresidente di un'associazione musicale, ha insegnato discipline musicali presso varie scuole private della regione Lazio. I suoi vasti interessi culturali e la propensione all'interdisciplinarietà lo hanno innalzato a vivace promotore di iniziative nei campi dell'arte e della letteratura.