SULLA RICCHEZZA : I protagonisti sono un oste e un avventore.
Dopo diversi bicchieri di vino un avventore abituale si ferma a conversare con l’oste. Il locale è semivuoto, una debole luce illumina il bancone.
AVVENTORE : Due settimane ancora e sarà Natale, sei pronto?
OSTE : Pronto per cosa.
AVVENTORE : Beh, dicono che sia importante riflettere in questo periodo…almeno in questo periodo.
OSTE : Io rifletto già abbastanza, ho un bel da fare con tutti questi bevitori che non pagano mai. Mi dicono: “metti sul conto amico, ti pagherò un giorno ! Vedrai”. E poi non li vedo per settimane.
AVVENTORE : Non è questo quello che intendo. Ti dico che è importante riflettere, almeno una volta l’anno. Conosci quel suonatore di violino qui accanto, proprio fuori dalla tua bottega?…Oggi l’ho guardato negli occhi mentre suonava una melodia bellissima, dal sapore gitano. L’ho guardato e ho visto brillare qualcosa nelle sue pupille, le espressioni del volto accompagnavano la melodia, viveva intensamente quel momento.
OSTE : No, non lo conosco. So soltanto che si chiama Enea. E’ un poveraccio, dicono che sia stato rovinato da una donna e che ora sopravviva con le poche monete che i passanti gli gettano… Era un violinista professionista.
AVVENTORE : Che luce però…Avresti dovuto vederla come irradiava dai suoi occhi. Poco più il là c’erano dei signori con lo smoking, probabilmente uscivano dal teatro, lo osservavano con un sorriso mellifluo, ad ogni sguardo alternavano una volgare risata…
Mentre l’avventore parlava l’oste gli dava le spalle e sistemava i bicchieri. Si girò spinse lo sgabello e sedendovisi puntò i gomiti sul bancone. Con un sospiro…
OSTE : I ricchi, che ci vuoi fare. I rampolli vanno a teatro spesso senza saperne nulla, ma la famiglia…La famiglia lo impone come gallone da esibire. Sono tronfi e boriosi…e questo solo perché hanno più denaro di noi, più blasone.
AVVENTORE : Sai, ho imparato a vedere i ricchi attraverso una lente particolare. Una lente che rimpicciolisce le corone e ingrandisce gli spiriti e… non ho visto nulla…
OSTE : Non capisco, spiegati meglio.
AVVENTORE : Voglio dire che dietro lo splendore materiale altro non c’è che il vuoto e non puoi ingrandire ciò che non esiste. I ricchi non hanno bisogno dello spirito, hanno il denaro…e per loro è tutto. Al violinista brillavano le pupille, ai rampolli lo smoking.
L’oste si voltò verso la vetrata dell’ingresso, fece qualche passo e diede un’occhiata fuori, il suonatore di violino se ne era andato.
OSTE : E’ vero. Una volta entrò un possidente e cominciò a parlare della sua roba, i suoi terreni, le sue rendite… Non potei trattenermi e dissi “ le ricchezze che cita sono fuori o dentro di lei?… Perché se sono fuori qualcuno potrà sempre portargliele via, mentre se sono dentro nessuno potrà toccarle”. Il tizio rispose con tono solenne : “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”. Solo allora ho capito che per quelli come lui non c’è nulla da fare.
L’avventore intervenne ed invitò l’oste a sedersi di nuovo. Gli ultimi clienti se ne andarono e rimasero soli. Su un tavolo un posacenere fumava ancora.
AVVENTORE : Quello che hai detto è importante. Non dalle ricchezze viene la virtù ma dalla virtù le ricchezze. Conosci la storia di Amore?
OSTE : No, non la conosco.
AVVENTORE : Amore è figlio di ingegno e povertà. E’ nella povertà che palpita il vero amore, laddove una carezza vale più di un milione. L’amore è come una stella alpina che germoglia su dirupi inaccessibili, lo si incontra percorrendo gli aspri sentieri della povertà.
Nevicava. I vetri si appannarono e tutti e due guardarono fuori…
OSTE : Che bello. Tra due settimane sarà Natale. Abbiamo riflettuto abbastanza non credi?
AVVENTORE : Credo di sì. Si è fatto tardi ora devo andare…
L’avventore si alzò dallo sgabello e pagò il conto. L’oste spense le ultime luci e soffiò su una candela che illuminava la foto di una donna.
AVVENTORE : A proposito di ricchezze… Lui nacque in una mangiatoia se non sbaglio.
OSTE : Proprio così…
AVVENTORE : Ed era ricco vero?
OSTE : Il più ricco di tutti. (sorrise amabilmente).
L’avventore aprì l’uscio. Un vento gelido lo scarmigliò. Con un debole cenno della mano salutò l’oste.
AVVENTORE : E’ stato un piacere.
OSTE : Buone feste.
Richiuse l’uscio. Allontanandosi sistemò il bavero dell’impermeabile. Non si rividero più.